Euro-cretinate: l’impronta idrica. Come sperperare i soldi in campagne assurde.

di Mario Giardini

aguaNel 2011 l’UE lanciò la campagna “GenerationAwake”, che è appena terminata. Lo scopo della campagna era presto detto: educarvi al rispetto del pianeta e del vostro portafoglio. Infatti: “Si tratta semplicemente di prestare attenzione alle nostre scelte di consumatore e alle conseguenze che queste hanno sulle risorse naturali della Terra… Generation Awake è una campagna ideata dalla Commissione europea per mettere in evidenza quello che ognuno di noi può fare quotidianamente per risparmiare acqua, energia e altre risorse naturali, riducendo gli sprechi.”

Messa così, come non essere d’accordo? Fra i temi trattati, mi attira quello relativo all’acqua, risorsa fondamentale, senza la quale la vita sul pianeta si estinguerebbe. E che sarà, pare, causa di possibili guerre nel futuro per accaparrarsela a spese di un qualche “nemico”.

Rileggo una guida al consumo dell’acqua, intitolata “acqua awake” (adesso sparita dal sito). Apprendo che l’acqua è importante, che deve essere utilizzata con maggiore efficienza, e che dobbiamo stare attenti alla “impronta idrica di ogni prodotto”. Cioè, alla quantità di acqua utilizzata per produrlo e consumarlo.

Non bastava il CO2 foot print? Pare proprio di no: bisogna evitare gli sprechi di acqua. E stare attenti a distinguere fra i consumi. C’è quello diretto, ed anche quello indiretto, assai più subdolo perché occulto.

Se bollite le patate, quello è consumo diretto. Se le comprate da un contadino, l’acqua da lui usata per coltivarle è consumo indiretto. Siate eco-consapevoli ed eco-rispettosi, perché “100 litri di acqua provenienti da un’area con scarse risorse idriche hanno un impatto maggiore rispetto a 200 litri prelevati da una regione che ne ha in abbondanza.”

Incomincio a preoccuparmi. Forse che il pianeta morirà di sete, oltre che arrostito, o per sovrappopolazione intorno al 2100?

Nooo.  “L’acqua disponibile in tutto il mondo è sufficiente per soddisfare le nostre esigenze”.Testuale. E le guerre dell’acqua prossime venture, di cui tanto si vocifera sui media? E l’acqua risorsa preziosa sempre più introvabile? Che fine hanno fatto? Mistero. Comunque meglio così.  C’era da sudare freddo.

E noi in Europa, come stiamo ad acqua? Parecchio bene, grazie: “ Annualmente ogni abitante dell’Unione europea ha a disposizione fino a 8 800 litri di acqua al giorno (3 200 m³ anno), ma ne vengono prelevati solo 1 800 litri (660 m³ anno.”

Autogol euro-cratico clamoroso. Senza raccomandazioni, né generation awakes finanziati coi nostri soldi ed impostici dagli euro-tecnocrati, che tutto fanno per dirci come dobbiamo vivere la nostra vita, noi vecchi europei già risparmiamo il 79,4%.

Oddio. Spesso in metropolitana mi viene il sospetto che il risparmio sia invece prossimo al 100%, ma probabilmente è una malignità del cattivo soggetto, very politically incorrect, che sono.

Occhio, però, non abbandonatevi ai facili autocompiacimenti. Alcune regioni del mondo non sono così fortunate: “In alcune regioni del mondo, tuttavia, i problemi di carenza d’acqua sono molto più seri e gli abitanti vivono con meno di 1 400 litri al giorno a persona (500 m³/anno). Secondo quanto dichiarato dall’UNESCO, oltre 1 miliardo di persone vivono in aree in cui le risorse idriche sono scarse e questa cifra sembra destinata ad aumentare nei prossimi anni”.

Ammettiamolo, è un guaio. Non nuovo, però. Più o meno sappiamo tutti che in qualche parte del mondo ci sono dei deserti e dei microclimi particolarmente aridi. Lì, di acqua ce n’è poca, e non per colpa della globalizzazione e dell’occidente, o del liberismo sfrenato, ma per ragioni naturali. E quelli che ci abitano, purtroppo, di acqua ne hanno poca.

Mi chiedo se allarmarsi per qualcosa di vecchio sia saggio. Rilevo che i 500 m3 anno degli sfortunati è un dato molto prossimo ai 660 m3 anno degli europei, che sono invece dei fortunati. Detto altrimenti: salvo situazioni locali note, portare quei 500 m3 anno al livello europeo di consumo (+ 30%) non parrebbe una fatica tale da rendere necessario l’arruolamento di Ercole.

E neanche a suggerire la pubblicazione di guide Consumo di acqua Awake come quella di cui ci occupiamo. D’altronde, non mi pare che risparmiare acqua in Europa aiuti il contadino del Sahel o dell’Etiopia. A meno di mandargliela con una flotta di acqualiere, o costruire degli acquedotti che uniscano Stoccolma a Roma a Timbuctu.

Sicuri che non c’è modo migliore di spendere i nostri soldi, che fare queste campagne del menga? E se non c’è, non sarebbe il caso di lasciali nelle nostre tasche? Domande retoriche, del tutto inutili.

L’UE ci rende edotti di un fatto fondamentale: “l’impronta idrica individuale è la somma delle impronte idriche di tutti i beni e i servizi che consumiamo.” E ingiunge che bisogna imparare a comportarsi.

Memore di saggi e profondi consigli che i media ci propinano, a questo punto della lettura ho subito pensato che dovrò ricordarmi di chiudere il rubinetto mentre mi lavo i denti.

Sciocchezza: “… naturalmente è importante chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti e ridurre il tempo passato sotto la doccia (questo in molti lo fanno già, non serve suggerirlo, finirà che non prenderò più la metro ndr), ma questo uso diretto dell’acqua equivale solo a una piccola percentuale (circa il 4%) della nostra impronta idrica totale. La maggior parte dell’acqua che consumiamo è collegata all’impronta indiretta, che può incidere sulla vita di persone all’altro capo del mondo, in particolar modo se i prodotti che acquistiamo sono stati realizzati con acqua proveniente dal bacino di un fiume con scarse risorse idriche “.

Eh già. Allora proviamo a trarre dal libricino che stiamo leggendo le dovute conclusioni. Così, potremo senz’altro iscriverci al club Generation Awake.

L’UE dice: fate attenzione quando comprate i biocombustibili. Perché se comprate quelli estratti dal sorgo, sappiate che “7000 litri di acqua sono consumati per ogni litro di etanolo prodotto”.  E quale sarebbe quello con minore impronta idrica totale? L’etanolo da barbabietola da zucchero. Ma non scherza neanche lui: 1200 litri di acqua per ogni litro prodotto. Insomma. Le buone azioni sono pericolose. Vi rifornite di soli biocarburanti? Ebbene: siete i complici di un’acquicidio sanguinoso. Ripassate subito ai carburanti derivati dal petrolio, se volete salvare l’acqua del pianeta.

E per l’elettricità? Se usate quella di origine idroelettrica, l’impronta idrica è 68 000 litri di acqua per ogni 277 MWh circa prodotti. Se usate il petrolio, per la stessa quantità di energia prodotta, di litri ne bastano 1 100 (mille cento, sessanta volte meno). E per l’energia nucleare? Solo 100 litri di acqua. Quindi l’impronta idrica del nucleare è 680 volte inferiore a quella dell’energia elettrica rinnovabile per eccellenza: quella idraulica.

Ergo: esigete dai vostri governi energia elettrica prodotta da centrali termiche a petrolio e da centrali nucleari, se non volete che il pianeta muoia di sete nel prossimo futuro. (E, corollario: rottamiamo eolico e fotovoltaico. Tra l’altro, risparmieremmo una quindicina di miliardi l’anno, e metteremmo fine a una truffa gigantesca.ndr)

Proseguiamo. Abbondano i dati ed i consigli vari, assortiti, eco-smart. Utilissimi. Da soli, noi poveri cittadini UE non ci arriveremmo. Infatti, tenete presente che… Se mangiate una fetta di pane, l’impronta idrica è pari a “48 litri d’acqua”.

Che fare? “Il modo migliore per ridurre al minimo l’impronta idrica del pane è non sprecarlo.(però, chi lo avrebbe mai detto ndr). Poiché non può essere conservato a lungo, cerca di non comprarne molto (ariperò ndr) . Se ti accorgi di averne troppo, congelane una parte e tiralo fuori dal freezer un paio d’ore prima di mangiarlo. Se te la senti, puoi provare a fare il pane in casa. Farina, lievito, sale e (poca) acqua sono sufficienti per preparare una pagnotta gustosa.” Ammettetelo, o voi che leggete: da soli, senza il generation awake, non ci sareste mai arrivati.

Se mangiate del riso non dimenticate che  1 kg = 2947 litri di acqua (non uno di più né uno di meno).

Che fare con ‘sto riso? “Cerca di comprare il riso da produttori impegnati nella riduzione dell’impatto ambientale delle coltivazioni, ossia quelli che non si riforniscono di acqua dalle aree in cui questa risorsa scarseggia.”

Molto saggio. Anche banale, volendo. Tuttavia, nello stesso riquadro apprendiamo che “I principali produttori di riso del mondo sono i paesi asiatici come l’India, il Pakistan e la Thailandia, dove la penuria d’acqua è un grave problema.” Certo, problema grave. Come la povertà che affligge quei paesi. Che parrebbe problema forse gravissimo.

Che si fa, domando ancora? Non si comprano i risi pakistani, indiani, tailandesi per ridurre, da bravi europei eco-ligi, la nostra impronta idrica? Si può provare, certo. Non c’è però da sperare che i poveri di quei paesi ringrazino commossi gli euro-burocrati di Bruxelles.

Il climax delle scemenze è raggiunto quando il Generation Awake si occupa dei carnivori. Sì, insomma, di quegli spregevoli esseri umani che ancora si ostinano, di tanto in tanto, a scrofanarsi una fiorentina di chianina doc. Mi sento tirato in causa: sono cresciuto in Argentina, dove una bistecca, ricordo sognando, era tale se pesava almeno un chilo e tre.

Apprendo con orrore che per produrre un chilo di carne di manzo adulto, cioè una bistecca scarsina, ci vogliono ben 15 145 litri di acqua. Quindicimila cento quarantacinque litri.

Cosa suggeriscono i maestri della UE? Ecco: “Ridurre il consumo di carne bovina è il modo più semplice, e anche il più ovvio, per ridurre la nostra impronta idrica. Questo non significa che dobbiamo smettere completamente di mangiare carne; è sufficiente cambiare le nostre abitudini culinarie, ad esempio aggiungendo pomodori e ortaggi al sugo per la pasta anziché carne tritata.Quando vuoi mangiare carne di manzo, cerca di acquistare quella proveniente da bovini nutriti con erba, che hanno un’impronta idrica più bassa rispetto ai capi di bestiame alimentati con mais o soia”.

Cosa fare se l’alimentazione della bestia fosse mista, come è quasi sempre, e come distinguere una bistecca dall’altra, non è detto.

Incuriosito dalla mirabile esattezza delle eguaglianze (48, 2947, e 15145 litri precisi di acqua nei tre esempi), e seguendo il mio istinto di ingegnere, sono andato a vedermi come si fanno questi calcoli. Ho trovato la seguente noticina:

“Clausola di esclusione della responsabilità: I dati sull’impronta idrica media dei prodotti forniti su questo sito Web sono utili per aumentare la consapevolezza tra i consumatori e iniziare a comprendere l’uso che facciamo dell’acqua dolce. Tali dati possono inoltre spingere i consumatori a cambiare le proprie abitudini. Per consentire, tuttavia, ai produttori di intraprendere azioni specifiche intese a ridurre la propria impronta idrica, è importante identificare i punti e i luoghi critici dove l’acqua viene effettivamente estratta, consumata o inquinata. Solo dopo aver raccolto queste informazioni è possibile determinare se l’impronta idrica ha un impatto ambientale significativo. Inoltre, è disponibile soltanto un numero limitato di studi e metodi per il calcolo di questo indicatore, alcuni dei quali sono oggetto di polemiche. L’impronta idrica, pertanto, è utile per aumentare la consapevolezza ma presenta alcune limitazioni quando viene utilizzata per lo sviluppo di politiche inerenti.”

Insomma, sono conti del menga, numeri in libertà privi di senso. Della serie: ragazzi, stiamo sparando stupidaggini, avendo finito di spararci la polverina bianca. Inoltre io, l’euro-tecnocrate che vigila su di voi instancabilmente, voglio incominciare ad allenarvi a pensare all’acqua come io vorrei che la pensaste.

Fossero numeri in libertà, mi fermerei qui. Ma l’euro-cretinata non può esimersi dall’essere anche creativa. Non posso dunque non apprezzare le amene descrizioni di calcoli e esemplificazioni, come questa:  una fetta di pane = 48 litri di acqua = 84 giorni di pianto ininterrotto di un bambino.

Presupposizioni: 1 fetta di pane integrale di 30 g = 5 minuti di pianto = 2 ml di lacrime

Mi ha preso a piangere dal riso e non riuscivo a fermarmi. Credo di aver pianto per almeno mezza fetta di pane integrale. Vale a dire, 24 litri di acqua.  O, se preferite, 42 giorni come Giorgio, il mio nipotino nato la settimana scorsa.

Alla fine della lettura mi convinco che ‘sti ragazzi UE ambientalisti sono, in fondo in fondo, solo dei boy scouts. Nocivi, questo sì, come i figli degli amici. E magari non sanno di essere dei ragazzotti ancora, ma giunti già nell’età in cui di solito si decide se diventare adulti o dei pirla.

Cosa siano diventati gli estensori di Generation Awake lo lascio decidere a voi. Io ho una mia idea, ma non la dico per timore di querele.

Di sicuro, sono assai volenterosi (sarà perché lautamente pagati da noi contribuenti?) nel friggere l’aria in quantità industriale. Ed anche particolarmente “creativi”.

Forse, prima di scrivere queste profondissime considerazioni, invece di tirar su le tende nei boschi, cosa faticosa, devono aver deciso per un accampamento in qualche pub di Bruxelles. Hanno trovato della buona birra ed ecco spiegato il tutto. Quando torneranno sobri, suggerisco loro di calcolarsi ognuno l’impronta idrica del week-end.  Base del conteggio: per ogni pinta bevuta, 170 litri di acqua.

Come? C’era un astemio di passaggio che s’è fatto solo una pizza margherita? Concorso in acquicidio, e niente attenuanti: una pizza margherita = 1216 litri di acqua. Pari a circa otto pinte di birra. Gogna immediata. E condanna a leggersi e imparare a memoria l’impronta idrica di tutte le leguminose brasiliane.

Chissà perché poi noi cittadini europei non ne possiamo più dell’UE. Mah.

Mario Giardini

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