Ustica, una maledetta storia italiana – 2 – I periti, le perizie, il confronto con altri paesi

di Mario Giardini

aaibL’incidente al volo Itavia accadde il 27 giugno ’80. La sentenza di rinvio a giudizio (non degli autori della strage, che fu attribuita ad ignoti) è del 1999.

L’ultima perizia tecnica (ultima di 103 o 106 perizie di vario genere, non sono sicuro di averle tutte ) fu consegnata al magistrato nel 1997. E fu da questi ritenuta “non conclusiva”.

Cioè, il magistrato destituisce di credibilità il perito da lui stesso nominato, e si dichiara, lui magistrato evidentemente non esperto di incidenti aerei, in grado comunque di rifiutare le conclusioni di una perizia tecnica

Il disastro di Lockerbie (il 747 della Pan Am fatto saltare dai servizi di Gheddafi) avvenne la sera del 21 dicembre del 1988. Il rapporto della commissione investigatrice è del 6 agosto del ’90. 17 anni e 106 perizie, non conclusive, contro una sola, consegnata in 20 mesi.

Il numero totale di pagine delle perizie fatte per Ustica mi è ignoto. Io ne ho contate (quelle pubblicate e quelli di cui si conosce “la consistenza”) più di 10.000. La sola relazione Misiti (1994) constava di 1280 pagine. Il rinvio a giudizio del giudice Priore era costituito da 5468 pagine. In totale si stima che si siano prodotte oltre 2.000.000 di pagine comprese le verbalizzazioni dei processi.

E’ ovvio che in due milioni di pagine c’è tutto ed il contrario di tutto. E la verità, ammesso che vi sia contenuta, diventa irrintracciabile.

La perizia per Lockerbie è pubblica, si trova sul sito della AAIB britannica (https://assets.digital.cabinet-office.gov.uk/media/5422f36ee5274a1317000489/2-1990_N739PA.pdf), consta di un rapporto principale fatto di 66 pagine, più 97 di allegati. In tutto, 163 pagine. E’ scritta in un linguaggio chiaro, semplice, che tutti possono comprendere. E sì che c’era da ricostruire e provare la distruzione in volo, causa ordigno, di un 747. Nessuno, fra l’altro, si è sognato di contestarla.

In Italia perfino il giudice istruttore ha contestato i suoi periti. Gli hanno fatto buona compagnia giornalisti, politici, parenti delle vittime, e varia umanità. Se dovessimo giudicare alcuni di costoro tramite ciò che ha detto e/o scritto, da lungo tempo sarebbe ospite permanente di un qualche manicomio.

In Gran Bretagna l’ente deputato alle indagini tecniche sugli incidenti aerei è l’AAIB (Air Accident Investigation Board). Il suo progenitore nacque nel 1915. In America è il National Transportation Safety Board, anno di fondazione 1967 (sotto l’attuale nome e trasformato in ente indipendente), ma costituito nel 1926 dall’Act of Commerce come branch del Ministero del Commercio.

L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo è stata istituita in Italia nel… 1999. In obbedienza a una direttiva comunitaria del 1994, se ricordo bene. Settantatrè anni dopo l’ente americano; ottantaquattro dopo quello britannico. La BEA francese fu costituita nel 1946, cinquantatré anni prima.

In America la perizia del NTSB non può essere utilizzata in tribunale, né dall’autorità giudiziaria né dalla difesa di eventuali imputati. Accusa e difesa dovranno cercare indipendentemente le prove a carico o discarico di persone eventualmente rinviate a giudizio. Il perché di questa norma è ovvio. L’NTSB non deve cercare il colpevole di una catastrofe, ma di capire come la catastrofe sia avvenuta. E lo scopo è semplice: imparare a correggere i nostri errori, umani e/o tecnologici che siano.

Se un aereo esplode in aria, si vuol sapere se fu bomba, missile, o altra causa. Ad esempio, il Volo 800 della Pan Am, esploso nel cielo di New York, fu attribuito inizialmente ad un missile scappato a qualcuno. Si scoprì dopo un lungo lavoro di altissima qualità che invece era stata l’esplosione dei vapori di combustibile in uno dei serbatoi alari a far disintegrare l’aereo.

Torniamo a noi. Il processo per la strage di Ustica vide imputati generali, ufficiali, e sottufficiali dell’Aeronautica militare. La sentenza di rinvio a giudizio venne depositata il 31 agosto 1999. Il processo iniziò nel settembre del 2000. Fu subito rinviato ad ottobre. Finirà dopo 4 (quattro) anni. Gli imputati principali erano persone intorno o sopra gli 80 anni: forse si sperava che morissero, così sarebbe rimasto il dubbio sulla loro colpevolezza. Come se ci fosse bisogno di questo per alimentare l’italica propensione alla dietrologia.

Gli imputati furono tutti assolti sia in primo grado che nei gradi seguenti. Vediamo come. Gli imputati di alto tradimento Bartolucci e Ferri furono assolti per “intervenuta prescrizione”. Il reato era già prescritto all’epoca del rinvio a giudizio, ma fu comunque contestato. Perché? Il giudice che rinvia a giudizio ignora forse che una sentenza di assoluzione per prescrizione condanna gli imputati al sospetto perenne? In altri paesi non si contestano reati prescritti.

Le formule di assoluzione per gli altri reati contestati furono: Ferri, Melilo e Tascio (omesso riferimento all’autorità dei tracciati radar): “per non aver commesso il fatto”, Melillo e Tascio (per avere fornito informazioni errate a politici) “perché il fatto non costituisce reato” e Bartolucci, Ferri, Melillo e Tascio per tutte le altre imputazioni “perché il fatto non sussiste”.

La sera stessa della lettura della sentenza, il Tg3 intervista la Sig.ra Daria Bonfietti (all’epoca senatrice Pds) e la sua prima frase è: “Dunque una sentenza di condanna…”. La Sig.ra Bonfietti conferma: “Certamente, e siamo tutti soddisfatti.” Seguono dieci minuti di non contenuta soddisfazione (sic!) per l’esito del processo. Appello e Cassazione confermeranno. Mi chiedo cosa avessero bevuto, intervistatori ed intervistata.

Giova ricordare che la Sig.ra Bonfietti è una insegnante elementare sorella del Bonfietti redattore di Lotta Continua, perito nell’incidente. La Sig.ra Bonfietti divenne presidente del Comitato vittime di Ustica e fu eletta, per tre volte, al Parlamento italiano, come senatrice del Pds. Non è la prima volta nella storia della Repubblica che una carriera politica si costruisce a partire da una tragedia.

Nel 2011 un giudice civile di Palermo “rende giustizia per l’ultratrentennale tortura che i parenti delle vittime hanno dovuto subire ogni giorno della loro vita anche a causa dei numerosi e comprovati depistaggi di alcuni soggetti deviati dello Stato”, stabilendo un risarcimento milionario.

Chi sono i colpevoli, trentun anni dopo? Due ministeri. Non si sono trovati soggetti responsabili, perché tutti assolti, ma il giudice civile scova i colpevoli che devono risarcire il danno. Del tutto inopinatamente, e contro una sentenza passata in giudicato, a 26 anni dal fatto.

Leggendo quanto pubblicano i giornali, pare che il giudice civile faccia riferimento, nell’emettere la sentenza, e dunque consideri come prova, la sentenza di rinvio a giudizio del giudice Priore.

Ignorando tutto il resto: i due milioni e passa di pagine di atti. Ma se davvero fosse così, se nei nostri tribunali si arriva ad assumere quale prova ciò che afferma una sentenza di rinvio a giudizio; se ci si permette di ignorare ciò che tre gradi di giudizio e sei anni di dibattimento hanno stabilito, non ci resta che bruciare tutti i codici, civili e penali, ed emigrare nel Burundi.

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