Una maledetta storia italiana: Ustica – 7 (fine) – E’ giusto il risarcimento dello Stato?

di Mario Giardini

I TIGISì. 

Vediamo perché, a mio parere, non solo è giusto: ma si sarebbe dovuto risarcire, da molto tempo, senza aspettare un giudizio civile.

E perché, sempre a mio parere, è errato risarcire attraverso il giudizio civile che ho descritto, che mette a base della propria decisione metodologie discutibili, e consegna agli atti giudizi su aspetti tecnici altamente controversi, che neppure i tecnici, sostituiti ogni volta dal Giudice Istruttore che li nominava, furono in grado di rendere definitivi.

Il processo penale per Ustica cominciò nel 2000, e finì nel 2007, dopo la sentenza della Cassazione. Tutti gli imputati furono assolti. Quindi anche i dipendenti del Ministero della Difesa e (ignoro se ce ne fossero) del Ministero dei Trasporti. La causa civile fu promossa nel 2007 ed è arrivata a sentenza come abbiamo ricordato.

Riesce difficile accettare una responsabilità civile dei Ministeri (un’entità del tutto astratta, che si sostanzia solo tramite le attività di chi ne fa parte) laddove non si accertarono (assoluzione con formula piena) responsabilità personali di dipendenti dei Ministeri.

Ritenere responsabili due Ministeri di “omessa garanzia della sicurezza del volo” quando nessuno dei dipendenti dei Ministeri fu condannato in sede penale per omissioni di atti di ufficio, o alterazione dei medesimi in sede di testimonianza o altro, appare alquanto discutibile.

E, se posso essere sincero, anche se in appello il giudizio di primo grado è stato confermato (8 Aprile 2015), vedo in questo modo di procedere un precedente pericoloso.

Sono tuttavia fermamente convinto che un risarcimento fosse doveroso, perché giusto. Un primo passo è stato compiuto nel 2004 (a 24 anni di distanza dal disastro!).

A ogni famiglia delle persone decedute sono stati assegnati 200 mila euro con una speciale elargizione dal costo complessivo di 15 milioni e 800 mila euro. I 141 familiari superstiti godono inoltre dal 2004 di un assegno mensile attualmente di 1.864 euro netti, con perequazione automatica, che sono costati sinora (2015) allo stato 31 milioni di euro. Nel 2015 la spesa prevista è di 3 milioni e 300 mila euro e, poiché si tratta di vitalizi, le previsioni di spesa per questa operazione ammontano complessivamente a più di 60 milioni di euro. La legge prevede inoltre ulteriori benefici pensionistici e previdenziali per i familiari delle vittime Tutto questo avviene naturalmente a prescindere dalle cause che provocarono la caduta del DC9 (il Foglio, 12 apr 2015

Ma credo anche,  fermamente,  che il fatto che vi si sia arrivato dopo 31 anni dalla tragedia è una cosa di cui dovremmo vergognarci tutti in questo paese.

Sono però convinto che le motivazioni alla base della sentenza civile, e l’intero percorso in sede civile, siano, come ho cercato di dimostrare, discutibili.

A mio giudizio si sarebbe potuto (e dovuto) evitare la causa civile.

Per quel che ne so, ci sono fondi dello stato e delle regioni per vittime di fenomeni di mafia. Non mi risulta che ci siano per vittime di terrorismo, e, comunque, appare evidente, almeno per il caso Ustica, che i parenti hanno dovuto citare in giudizio i Ministeri per ottenere un risarcimento.

Sarebbe bastato, dunque, che il nostro paese si fosse dotato, a partire dagli anni ’70, di un Fondo, alimentato con sufficienti risorse, per risarcire le vittime di atti di terrorismo e/o i loro parenti.

Soprattutto in casi come quello di Ustica, della Banca Nazionale del Lavoro e di tante altre stragi nostrane, dove la verità è sfumata fra incapacità d’indagine e/o di giudizio, interessi politici, avvolta da polverone mediatico e condita con gli strilli e gli insulti fra contrapposte fazioni. Sarebbe, questo fondo, anche un modo per risarcire le vittime, o i loro parenti, per l’incapacità dello Stato a far Giustizia.

Se dunque tale fondo esistesse, i parenti delle vittime di Ustica non avrebbero dovuto aspettare 24 anni per vedere soddisfatto il loro legittimo diritto in via provvisoria, e 31 per una sentenza civile favorevole.

Ma in un paese dove si sono sperperati centinaia, se non migliaia, di miliardi di Euro in politiche suicide ed interessi personali inconfessabili, nessun politico si è mai fatto venire l’idea di istituire il fondo, e, naturalmente, mai si sono cercate le coperture finanziarie.

Credo, infine, su un piano più generale che, se in sede di giudizio civile si applica per davvero in ogni circostanza la metodologia del “più probabile che non”, tutti noi cittadini dovremmo seriamente preoccuparci. La Giustizia è un bisogno primario dell’individuo.

Un bisogno che dev’essere codificato in maniera comprensibile, soprattutto quando si stabiliscono le norme per poter emettere un giudizio. Una giustizia dove il lancio di una monetina ha più probabilità di centrare il vero di quanto faccia un giudice umano, per quanto onesto intellettualmente quest’ultimo possa essere, non è la Giustizia che vorrei.

fine

PS1: Ho incominciato ad approfondire il disastro di Ustica, molti anni fa, il giorno che lessi l’elenco delle vittime. Una lista di nomi a me sconosciuti, ovviamente. Ogni nome era seguito, fra parentesi, da un numero, l’età. Scoprii che undici vittime erano bambini. Certo, è raro che a bordo, in un volo, non ci siano bambini. Ma leggerne i nomi fu particolarmente toccante. La più grandicella, Giuliana, aveva 11 anni. Il più piccolo, Giuseppe, era un fagottino di un anno, che immaginai in braccio ad un adulto. Morì insieme al fratello Vincenzo, dieci anni, e alla sorellina Antonella, sette. Una famiglia distrutta. Oggi Giuseppe di anni ne avrebbe trentasette, sarebbe forse sposato, avrebbe dei figli, una vita, problemi, dolori, ansie e allegrie: come tutti noi. Ma tutto ciò gli fu negato. Da chi? Da una mano assassina.

Niente, a mio giudizio, dà l’idea del degrado Culturale e Morale (scrivo di proposito con la maiuscola) di questo nostro povero paese, dell’indegna battaglia fra fazioni contrapposte che seguì, e perdura tuttora, il disastro. Sembra che nessuno sia realmente interessato a stabilire che cosa accadde quel giorno, ma solo ad incolpare la fazione ritenuta avversa.

Che cosa ha avvelenato le nostre menti, che cosa ha guastato quel senso di solidarietà, spesso nella indigenza, che caratterizzava l’italiano di (e ad) ogni latitudine? Chi ha seminato e continua a seminare il veleno, per interesse, egoismo, ideologia, o, semplicemente, senza neppure rendersene conto causa deformazione mentale? Il ché, forse, è perfino peggio?

Lo so. Sono un inguaribile ingenuo. Tuttavia, credo sinceramente che Giuseppe, ed i suoi 80 compagni di sventura, meritano sia fatta Giustizia. E se, a tanti anni di distanza, farla è ormai impossibile, per lo meno manifestiamo per lui ed i suoi compagni di sventura, almeno per un giorno, o un’ora, o un minuto, senza bandiere né schiamazzi né contrapposizioni, quella Pietà che certamente meritano.

Purtroppo, mi sto rassegnando all’idea che non vivrò abbastanza per vedere quel giorno. Se mai arriverà.

PS2. Leggendo le carte e le perizie, mi sono fatto l’idea (che naturalmente può essere sbagliata), che il DC9 Itavia cadde per una bomba collocata a bordo. La teoria del missile, a mio giudizio, non regge: sul relitto non ci sono schegge. E, comunque, non spiega l’istantanea cessazione della disponibilità di energia elettrica a bordo. Una istantanea cessazione di energia a bordo avviene quando i due motori, o i cavi di collegamento ai generatori, o l’insieme, ha cessato di funzionare quasi istantaneamente (meno di un secondo). Incompatibile con la tesi di un missile scoppiato sulla fiancata destra anteriore della fusoliera (dove peraltro non si sono trovate tracce convincenti della esplosione).

E quella della “quasi collisione” è talmente astrusa, se confrontata alle evidenze fisiche che suggeriscono l’ipotesi bomba, da risultare (sempre a mio giudizio) poco più di una esercitazione accademica.

Le mie opinioni personali tuttavia non contano. Qui trovate un articolo del perito Taylor, che racconta le sue esperienze nella commissione di indagine.

Io l’ho trovato assa1 convincente (https://aviation-safety.net/pubs/other/Taylor_paper_Ustica_illustrated.pdf).

PS3: Mi sono accuratamente tenuto lontano dal riportare i sospetti, emerso qua e là sulla stampa, di interessi economici e politici di grandezza tale da influire negativamente su molte delle vicende accadute dopo il disastro. Credo di poter dire che quelli politici di alcune parti siano piuttosto evidenti: hanno perseguito, queste parti, per molti anni l’obbiettivo di dimostrare che non fu bomba ma missile o near collision. E che responsabili fossero molti governi e le rispettive forze armate. Tuttavia, se negli anni ’80 la strategia era remunerativa, adesso, a distanza di 36 anni, direi che si potrebbe cercare con più moderazione, buon senso ed equilibrio la verità, per quanto modesta essa possa risultare. Per gli aspetti economici, non si può onestamente non riconoscere che lo Stato ha decentemente provveduto. Sia pure con un ritardo ingiustificabile. L’insistenza con la quale si persegue ulteriori risarcimenti multimilionari lascia in bocca, però, un sapore amaro.

PS4: Ecco le considerazioni di Taylor (Air Accident Investigation Board inglese) sulla metodologia di lavoro, le convinzioni personali di alcuni membri della commissione, sulla loro expertise. Sono pochissime righe, ma sconfortanti per chiunque voglia analizzare le cose con onestà:

“Shortly after the submission of the 1280 page report,  the Technical Commission was asked a series of follow-up questions apparently seeking answers likely to clarify certain key issues. These were answered conscientiously and a meeting was held in November 1994 when it was anticipated that there would be an opportunity to explain any areas of doubt further and thus satisfy all parties that we had come to the correct and only possible conclusion.

However our report was described as ‘unusable’ and no questions were asked nor any opportunity given to explain our findings. The non-Italians (and no doubt many of the Italians present as well) found this situation totally unsatisfactory. It was believed that it was not the report that was ‘unusable’ but its findings. This appeared to be yet another example of how certain parties, having made up their minds in advance, were not prepared even to consider that there was another explanation”

Chiarissimo.

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