Pseudoscienze – 5 – Omeopatia: l’acqua conserva la memoria, i creduloni la perdono

 

di Pier Vittorio Gard

Chamomile flower and homeopathic medication on blue surface

Non si poteva terminare questa breve dissertazione sull’omeopatia senza parlare della cosiddetta “memoria dell’acqua”, come vedremo, una strampalata teoria nata per venire in salvo a un metodo di cura che altrimenti, in seguito alla scoperta del numero di Avogadro, avrebbe rischiato di affondare.

Applicando la scoperta di Avogadro, infatti, si scopre come le soluzioni omeopatiche siano talmente diluite che le probabilità che nella soluzione o nella pasticca esista una sola molecola del “farmaco” sono spaventosamente basse, praticamente nulle.

Allora, anche per i più creduloni, è giusto domandarsi: come è possibile che una soluzione di acqua pura o una pasticca di zucchero possano avere effetto?

Per tenere in piedi l’omeopatia urgeva dunque dare in pasto ai creduloni qualche altra panzana.

E così, ecco che nel 1988 sale alla ribalta l’affaire Benveniste. Non mi intrattengo qui a descrivere nei particolari gli avvenimenti, il lettore che vorrà approfondire potrà inserire la parola “Benveniste” sul sito www.cicap.it , in particolare, sempre sul sito del CICAP, potrà consultare il divertente articolo della BBC: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=273174

Anche Wikipedia fornisce una completa descrizione del caso.

Jaques Benveniste(1935—2004) era direttore dell’Unité 200 dell’Institut National de la Santé e de la Recherche Médicale (INSERM) di Parigi. Il 30 giugno 1988 sulla rivista Nature, una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, apparve un suo articolo : “Human basophil degranulation triggered by a very dilute antiserum against IgE.”

Nell’articolo, Benveniste dimostrava che dei granulociti basofili(una varietà di globuli bianchi) reagiva (degranulazione) a una soluzione omeopatica di anticorpi (antisiero), tanto diluita da non contenere più una molecola di anticorpi.

Una delle sperimentazioni più incredibili della storia, la tanto attesa prova che una sostanza in diluizione omeopatica produca un effetto.

L’articolo scatenò forti reazioni nell’ambiente scientifico: l’esperimento di Benveniste avrebbe costretto a riscrivere tutte le conoscenze attuali di fisica, chimica e biologia e nessun laboratorio riuscì a riprodurlo.

Le perplessità del mondo scientifico portarono alla costituzione di una commissione di controllo, con lo scopo di verificare le affermazioni fatte e ripetere gli esperimenti in ambiente controllato. La commissione fu composta dal direttore di Nature John Maddox ,da Walter Stewart, ricercatore esperto di errori e frodi nella ricerca medica, e da James Randi che già conosciamo, esperto nello smascherare i trucchi delle pseudoscienze.

Randi, di nascosto, modificò e nascose le etichette dei tre tipi di contenitori: acqua pura, acqua con soluzione omeopatica di antisiero e acqua con soluzione di antisiero, in modo che i ricercatori non potessero più conoscere i contenuti delle boccette.

La sperimentazione avvenne così in cieco e, come del resto tutte le sperimentazioni in cieco sulla omeopatia, risultò un completo fiasco.

La commissione stabilì che si era trattato di una consapevole falsificazione dei dati.

Le ricerche di Benveniste furono successivamente riprese da altri laboratori, nessuno dei quali riuscì a riprodurre i risultati dichiarati dallo studioso francese; lo stesso istituto INSERM provò senza successo a riprodurre l’esperimento.

Dulcis in fundo, furono poi scoperti gravi conflitti di interesse tra il ricercatore francese e due industrie di prodotti omeopatici, la LHF e la la Boiron, dalle quali Benveniste aveva ricevuto sovvenzioni e pagamenti non dichiarati. Per questo motivo fu allontanato dall’istituto in cui lavorava non appena il contratto giunse a scadenza.

Si scoperse anche che la sua assistente, E. Davenas, riceveva degli emolumenti proprio dalla Boiron. La Davenas venne licenziata in tronco.

La rivista Nature illustrò la scoperta del falso pubblicando una relazione che smentiva il precedente articolo. Il titolo della smentita, non privo di un sottile humor, era il medesimo del precedente con l’aggiunta di: “is not” e cioè: “Human basophil degranulation is not triggered by a very dilute antiserum against IgE.”

Decisamente un brutto colpo per l’omeopatia. Ma, nel 2011, una rivista di scarsa importanza (Interdisciplinary Sciences: Computational Life Sciences) pubblica uno studio del premio Nobel per la medicina Luc Montagnier.

La rivista ha un editore cinese e come responsabile editoriale…Luc Montagnier. Nello studio, intitolato DNA waves and water, Montagnier avrebbe osservato che diluendo in maniera infinitesimale (utilizzando una diluizione omeopatica decimale) alcuni batteri, questi, seppur diluiti emettevano onde elettromagnetiche che potevano essere captate da un sistema di registrazione sonora ( https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=274471).https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=274471

Quindi, anche se nell’acqua non sono più presenti dei batteri, l’acqua ne conserverebbe in qualche modo la memoria e la prova sarebbe proprio l’emissione di segnali elettromagnetici.

Tuttavia, il lavoro fu subito additato, a livello internazionale, come assolutamente privo di alcuna validità scientifica, poiché fortemente carente relativamente al protocollo sperimentale, alle apparecchiature usate, e perfino per l’incoerenza delle sue stesse basi teoriche.

Inoltre, anche in questo caso, nessun laboratorio riuscì a confermare i medesimi risultati.

La memoria dell’acqua è quindi una colossale bufala, nella quale sono caduti anche importanti ricercatori, fra cui un premio Nobel per la medicina. La comunità scientifica, come è nella sua etica, non ha esitato a smentire due illustri scienziati, quando le loro tesi non sono state confermate dall’evidenza.

Ora, come ha accolto l’omeopatia questa bufala, che mina alle fondamenta tutta la sua (già più che inconsistente) impalcatura?

Ebbene, gli omeopati apparentemente hanno dimenticato il verdetto della scienza perché considerano le tesi di Benveniste e Montagnier attuali e validissime.

L’acqua ha mantenuto la memoria, gli omeopati l’hanno persa.

Internet offre un’ ampia gamma di divertenti interpretazioni sull’argomento “memoria dell’acqua, alcune anche di fisica…… fantaquantistica. Da tempo la fisica quantistica attrae i ciarlatani come la luce della candela attrae le farfalle.

Io, data la sua autorevolezza, preferisco citare Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese, alle pag.79-84 del suo libro “Elogio dell’Omeopatia”(2015). In queste pagine il Nostro cita Benveniste e Montagner in modo semplicemente sconcertante.

Nessuna allusione alla penosa conclusione del caso Benveniste.

Nessun accenno al rifiuto che la scienza ha espresso verso le tesi di entrambi, rifiuto che, per correttezza di informazione, avrebbe dovuto essere almeno semplicemente citato, anche se il relatore è di parere diverso.

La conclusione: “per dovere di cronaca è giusto ricordare che in seguito alla pubblicazione di questa teoria, forse per le evidenti implicazioni a vantaggio della medicina omeopatica, lo stesso premio Nobel Montagnier è stato oggetto di aspre critiche da parte della comunità scientifica”.

Eccoci finalmente nella pseudoscienza più genuina: le “aspre critiche” da parte della comunità scientifica sono “forse” insinuate da motivazioni diverse da quelle propriamente dettate dall’etica che dovrebbe ispirare il lavoro scientifico”.

Un subdolo e strisciante attacco alla scienza, una chiara allusione complottista come si conviene alle migliori pseudoscienze.

Ma proseguiamo nella lettura. Il nostro presidente si chiede (udite!udite!), come mai, visto che Benveniste e Montagnier hanno registrato “progressi storici e inequivocabili “(?!) nella direzione verso la comprensione del meccanismo di azione (?) della omeopatia, la scienza non è stata ancora in grado di spiegarne l’efficacia (?!).

E qui la limpidezza del pensiero pseudoscientifico imbocca uno dei suoi percorsi più sublimi.  “A titolo di cronaca e per cultura del lettore” viene brevemente descritto il caso del medico ungherese Semmelweis.

Semmelweis(1818-1865), in forza presso l’ospedale Generale di Viennna scoprì che la causa della elevatissima incidenza di morte per febbre puerperale era dovuta al fatto che dottori e studenti che assistevano le partorienti, non si lavavano le mani dopo aver eseguito dissezioni di cadaveri. Semmelweis ordinò loro di lavarsi le mani con cloruro di calcio e le morti vennero drasticamente ridotte. I metodi di Semmelweis vennero rifiutati dagli altri medici, gelosi del suo successo. Semmelweis, avversato e ostacolato, perse il posto e morì pazzo in manicomio.

Semmelweis (https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=101197) fu un precursore della scienza moderna, ebbe il coraggio di adottare rigorosi metodi di studio, sconosciuti all’epoca, basati esclusivamente sull’evidenza sperimentale. I suoi detrattori attribuivano le cause della febbre puerperale a non meglio specificati miasmi nell’aria, a energie negative, o al volere divino, usavano cioè gli stessi (non) metodi di ricerca basati su dogmi e credenze tipici dell’omeopatia.

Ma ecco cosa dice Gorga:

“Purtroppo…..le sue intuizioni … …erano ancora indimostrabili da un punto di vista scientifico e si dovettero attendere gli studi sulla contaminazione batterica di Pasteur(1864)per fornire loro una solida base sperimentale”

Quello appena citato non è che uno dei tanti esempi che dovrebbe spingerci a non avere pregiudizi su tutto ciò che non siamo ancora in grado di dimostrare, come, appunto, il meccanismo di azione dei farmaci omeopatici”. (Notare, tra l’altro la parola “ancora”, che è già di per se, una affermazione dogmatica).

Dunque, visto che esiste (lo conosce soltanto Lui) un “meccanismo di azione dei farmaci omeopatici”, la scienza che ha scoperto la teoria della relatività, il Big Bang, l’espansione dell’universo, l’antimateria, la fisica quantistica…… sarebbe ostacolata da “pregiudizi” perché questo meccanismo appartiene a “ciò che non siamo “ancora” in grado di dimostrare”! .

Proprio come i medici ignoranti che, per invidia, osteggiarono Semmelweis.

Sono indignato.

Attaccare la scienza, anziché contrapporre dialetticamente una propria visione razionale, è una costante nelle pseudoscienze.

È un’utile diversione per evitare di essere presi in castagna mentre ci si muove sul terreno dell’irrazionalità.

E poi, da sempre, attaccare la scienza è un’esca attraente e collaudata per attirare i creduloni.

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