Buddismo e scienza-III-: la ricerca della conoscenza al di là dell’autorità e del dogma.

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Come è possibile che una religione cerchi il dialogo con la scienza con lo scopo di confermare, se non di arricchire, le proprie conoscenze?

Il dialogo fra Buddismo e Scienza è possibile perché per entrambi la ricerca deve avvenire senza ricorrere a un Dio creatore(come vedremo nell’articolo IV), senza dogmi, senza la fede nei miracoli o nella trascendenza.

Il Buddhismo non richiede atti di fede. Possiamo comprenderlo considerando la definizione buddhista di cosa esiste. Ciò che esiste è definito come “quello che può essere conosciuto.” Se non può essere conosciuto, allora non esiste………………………………..Non è che le nostre menti non possano includere certe cose e allora c’è bisogno di un atto di fede per crederci. Il Buddhismo non ci chiede mai di avere fede cieca. Al contrario, Buddha disse: “ non credete a quello che dico solo per rispetto nei miei confronti, ma verificate voi stessi le mie parole, come se steste comprando dell’oro.” (https://studybuddhism.com/web/it/archives/approaching_buddhism/world_today/buddhism_science.html “il Buddismo e la scienza”).

Troviamo un sapore scientifico anche nel continuo richiamo di Buddha a non credere ciecamente, ma piuttosto a dubitare, esaminare, ricercare e alla fine basarsi sulla propria esperienza(Dal discorso di Buddha “Kalama Sutta”):

“Non andate seguendo rivelazione o tradizione, o seguendo sentito dire, o sacre scritture, non andate seguendo dicerie o pura logica, non andate seguendo pregiudizi verso un concetto, o seguendo l’apparente abilità di un’altra persona e non camminate con l’idea “egli è il nostro maestro”. Ma, quando voi pensate che una cosa sia buona, che non sia deprecabile, che sia lodata dal saggio e che porti alla felicità quando praticata e osservata, allora seguitela”

 Il filosofo Bertrand Russell ha chiaramente espresso in poche righe la razionalità scientifica con cui il Buddismo cerca una risposta ai grandi interrogativi che riguardano l’uomo e l’universo:

“Il Buddismo è una combinazione di filosofia sia speculativa che scientifica. Difende il metodo scientifico e lo segue verso una finalità che può essere definita come Razionalistica. Nel Buddismo si possono trovare risposte a domande di interesse per l’uomo, come: Cosa sono la mente e la materia? Delle due, quale è più importante? L’universo possiede un obiettivo? Quale è la posizione dell’uomo? Il Buddismo si innalza dove la scienza non ci può guidare a causa dei limiti dei suoi strumenti. Le sue conquiste sono conquiste della mente”.

Negli articoli IV –VII vedremo come la razionalità della filosofia buddista e la razionalità della scienza si incontrano, quando occorre dare una risposta alle domande più profonde sulla realtà delle cose.

Un punto ostico per la scienza.

Esistono tuttavia dei concetti nella filosofia buddista sui quali, data la loro natura non soggetta a sperimentazione, la scienza ha difficoltà a dialogare: si tratta del Karma e della reincarnazione.

Al momento della morte fisica, succede che la coscienza di un individuo contenga l’impronta di tutte le esperienze e impressioni passate, nonché delle azioni che le hanno precedute. Questo è noto come il “Karma”, che significa “azione”.

È quindi la coscienza(consciousness), con il Karma associato che “rinasce” in un nuovo corpo, animale, umano o divino……………………………………Il Buddismo, inoltre…………….ritiene che sia possibile sfuggire al ciclo infinito di nascita, sofferenza, morte e rinascita che la vita inevitabilmente porta con sé, ma solo quando tutto il Karma negativo, insieme ai legami mondani, è eliminato.

Quando questo punto è raggiunto, si crede che la relativa coscienza abbia raggiunto la prima liberazione a quindi, infine, lo stato del Budda(il Buddahood, cioè la la Buddità). Tuttavia, secondo la tradizione tibetana, un essere che ha raggiunto la Buddità, per quanto libero dal Samsara, “la ruota della sofferenza”, come è denominato il fenomeno dell’esistenza, continuerà a ritornare al lavoro per il bene di tutti gli esseri senzienti, finché non siano tutti liberati(da “Freedom in exile”dell’attuale Dalai Lama).

Riassumendo, le azioni condotte in una vita(Karma) si trasmettono alla vita successiva, di generazione in generazione, così che ognuno di noi rappresenta l’accumulo di tutta una serie di azioni, positive o negative, compiute in tutte le vite precedenti.

Si tratta chiaramente di concetti di natura metafisica che, non potendo essere soggetti a sperimentazione non possono essere contenuti nel campo della ricerca scientifica.

I concetti di karma e reincarnazione non sono quindi trattati nei paragrafi che seguono, dove discuteremo solo quei concetti fondamentali della visione  buddhista del mondo che trovano interessante corrispondenza con il pensiero della scienza.

segue

 

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